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venerdì 31 Ottobre, 2025
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Operai specializzati introvabili: nel 2024 oltre 8 su 10 imprese hanno segnalato criticità

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Uno studio dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre, basato sui dati Unioncamere e Ministero del Lavoro, evidenzia che nel 63,8% dei casi le aziende hanno incontrato difficoltà di assunzione. In quattro selezioni su dieci nessun candidato si è presentato al colloquio, mentre i tempi medi di ricerca hanno sfiorato i 5 mesi, più lunghi rispetto a qualsiasi altra categoria professionale.

Le cause individuate sono di natura strutturale e culturale. La riduzione della forza lavoro legata a denatalità e invecchiamento pesa su tutto il sistema produttivo. A ciò si aggiunge un divario persistente tra le competenze sviluppate nei percorsi scolastici e quelle richieste dalle imprese, soprattutto nei comparti manifatturieri. Rispetto al periodo pre-Covid, inoltre, si registra una maggiore richiesta di flessibilità: i giovani tendono a privilegiare occupazioni con orari meno gravosi e maggior tempo libero, rifiutando incarichi che prevedano turni nel weekend o mansioni fisicamente impegnative.

I dati settoriali mostrano un quadro critico in diversi ambiti produttivi. Nell’edilizia mancano carpentieri, ponteggiatori, cartongessisti, stuccatori, piastrellisti e gruisti, figure senza le quali i cantieri rischiano rallentamenti. Nel legno risultano introvabili verniciatori, ebanisti e restauratori, mentre nel tessile-abbigliamento le aziende faticano ad assumere modellisti e confezionisti. Nel calzaturiero la carenza riguarda tagliatori, orlatori e rifinitori. La situazione più grave si riscontra però nella metalmeccanica, con forti difficoltà a reperire tornitori, fresatori, saldatori certificati e operatori di macchine a controllo numerico computerizzato.

La distribuzione geografica evidenzia un divario netto. Nel 2024 il Trentino-Alto Adige ha registrato un tasso di irreperibilità del 56,5%, seguito dal Friuli Venezia Giulia (55,3%), dall’Umbria (55%), dalla Valle d’Aosta (54,5%) e dal Veneto (51,5%). La media nazionale è stata del 47,8%, ma con punte provinciali come Pordenone (56,8%), Bolzano e Trento (56,5%), Gorizia (56,1%) e Cuneo (55,9%). Al contrario, nel Mezzogiorno la difficoltà di reperimento scende: Sicilia 42%, Puglia 41,9%, Campania 41%, con province come Palermo (36,9%), Salerno (38,3%) e Caserta (39,3%) tra le meno esposte.

Un dato di rilievo riguarda anche la Lombardia, dove le province mostrano differenze significative. Brescia prevede tra agosto e ottobre 2025 oltre 31.900 assunzioni, ma con una difficoltà di reperimento pari al 52,9%. A Cremona, con 7.560 ingressi attesi, il dato si attesta al 52%, mentre a Bergamo le imprese puntano a 25.810 assunzioni, con una criticità del 50,1%. Numeri che confermano come anche nei territori più industrializzati del Paese la carenza di manodopera qualificata sia ormai strutturale. Guardando al futuro immediato, tra agosto e ottobre 2025 le imprese italiane prevedono complessivamente 1,4 milioni di nuove assunzioni: le aree metropolitane con più ingressi saranno Milano (115.280) e Roma (114.200), seguite da Napoli (60.290), Torino (42.530), Bari (42.060) e Brescia (31.930).

Foto di Jeriden Villegas su Unsplash

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