“Nel rapporto non si parla mai di 5 miliardi, è un elemento che emerge da stime che ha fatto qualche giornalista e lo lasciamo alla suggestione”. Così il presidente di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), Stefano Besseghini, intervenuto in Commissione Attività produttive della Camera durante l’audizione sugli esiti dell’indagine conoscitiva avviata dall’Autorità sul funzionamento dei mercati elettrici nel periodo 2022-2024.
Facciamo un passo indietro. Era stato il Fatto Quotidiano, in un articolo pubblicato a inizio luglio, a denunciare che dall’indagine promossa da ARERA emergerebbero comportamenti anomali da parte di produttori di energia elettrica, che avrebbero influito sulla formazione dei prezzi all’ingrosso nel biennio 2023-2024, con un potenziale aggravio da oltre 5 miliardi di euro per le bollette degli italiani.
L’analisi riguarda in particolare il cosiddetto “mercato del giorno prima”, in cui si definisce in anticipo la produzione e la distribuzione dell’energia per l’intero Paese. ARERA ha rilevato, tra l’altro, “probabili condotte di trattenimento economico di capacità”, ossia – secondo la lettura del Fatto Quotidiano – una strategia per cui i produttori offrivano intenzionalmente una quantità di energia inferiore a quella effettivamente disponibile, generando artificialmente una scarsità e dunque un aumento dei prezzi. Il fenomeno avrebbe riguardato soprattutto le centrali a ciclo combinato alimentate a gas – determinanti per la definizione del Prezzo Unico Nazionale – ma anche impianti eolici e solari.
Una situazione denunciata anche da Federconsumatori: “All’indomani dell’abolizione del mercato tutelato, che costringe gli utenti a pagare di più rispetto al passato (e sicuramente di più rispetto a molti altri paesi europei), giungono le evidenze di una indagine conoscitiva di Arera che denuncia prezzi apparentemente artificiosi e gonfiati, che hanno determinato un danno per gli utenti di ben 5 miliardi di euro. Un abuso a tutti gli effetti, ancora più grave perché giunge in un momento storico in cui i cittadini sono stati colpiti da forti aumenti (a causa dei rincari delle materie prime) e perché sfrutta la disparità informativa e la complessità (ai limiti dell’incomprensibilità) di un mercato spesso volutamente astruso”.
La cifra dei 5 miliardi di euro non compare esplicitamente nel report di ARERA, come ha voluto chiarire il presidente Stefano Besseghini, che ha definito come “concettualmente improprio” applicare linearmente la metodologia del rapporto a tutto il mercato. Ma lo stesso Besseghini ha confermato che l’indagine proseguirà con una verifica caso per caso. Un passaggio cruciale sarà proprio il confronto con le aziende interessate, che saranno chiamate a giustificare le loro strategie commerciali. Il regolamento europeo REMIT, che tutela l’integrità e la trasparenza dei mercati energetici all’ingrosso, vieta espressamente manovre manipolative e pratiche di abuso di mercato.
“Queste analisi caso per caso – ha chiarito Besseghini – non sono provvedimenti sanzionatori nei confronti dei singoli operatori, sono il completamento dell’indagine ai sensi del REMIT. L’indagine prevede che, una volta fatta l’indagine di carattere generale, sia acceda a questo confronto con gli operatori proprio per completarne gli effetti. Poi in esito a queste verifiche si potranno, se necessario, attivare procedimenti sanzionatori, ma soprattutto avere un quadro veramente concreto di qual è l’andamento di questi mercati in due anni in cui l’evoluzione si è vista”.






