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    Economia, a Milano un artigiano su due è straniero

    Il trend è in crescita anche nell’area metropolitana e nella provincia di Monza e Brianza. Sono micro e piccole imprese, con il 60% dei titolari under 50. Unione Artigiani: “Il futuro del settore è multietnico, serve cabina di regia”.

    Sotto la Madonnina proliferano le imprese artigiane a guida straniera. Nel capoluogo lombardo gli artigiani stranieri sono vicini a rappresentare quasi la metà del settore, attestandosi al 46% con 9.396 titolari di ditte provenienti da ogni angolo del mondo. Una cifra che sale a quasi 20mila guardando a tutta l’area metropolitana (29% del totale) e alla Provincia di Monza e Brianza (23%), con un trend in costante crescita. È lo spaccato del nuovo tessuto economico e artigiano milanese emerso nel corso del Milano Luiss Hub sulla base dei dati presentati da Unione Artigiani nell’incontro “Dal mondo alla città: strategie di successo per gli imprenditori artigiani di origine straniera”, evento promosso nell’ambito del Forum sull’economia urbana di prossimità dal Comune di Milano.Micro e piccole imprese che producono reddito, integrazione e opportunità di lavoro anche per la manodopera italiana.

    Secondo i dati del Registro Imprese (fine 2023) elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani, è considerevolmente più bassa l’età media degli artigiani stranieri: il 60% è sotto i 50 anni mentre la maggior parte dei titolari italiani si avvicina invece all’età pensionabile. Un dato sul quale incide anche il fatto che molti giovani italiani tendono a non prendere in considerazione l’artigianato e le professioni tecniche, al contrario degli stranieri che invece, in misura sempre maggiore, frequentano gli istituti tecnici e i centri di formazione professionale che li introducono alla professione.

    Ci sono poi settori nei quali gli artigiani non italiani sono ormai maggioranza. A Milano, per esempio, parrucchieri ed estetisti stranieri sono il 54% del totale, il 51% del tessile, il 66% nel settore artistico, e lo sono quasi nell’edilizia (48%) pulizie (46%), nei trasporti (42%), nell’elettronica (41%). Fuori dai confini cittadini, dove gli spazi per lavorare sono meno costosi, le percentuali salgono: giardinieri, impiantisti, meccanici e metalmeccanici sono in maggioranza rispetto ai colleghi italiani. Non mancano sorprese anche nel settore legno: nel capoluogo un “legnamè” su tre non è italiano, 44% nell’area metropolitana, come il 20% dei mobilieri in Brianza. Inoltre, le donne artigiane straniere sono in maggioranza rispetto ai colleghi non italiani nel settore dei servizi alla persona e nel tessile ma non mancano coraggiose titolari anche negli ambiti tradizionalmente maschili, come l’autoriparazione o l’edilizia.

    Guardando ai continenti di provenienza è l’Africa quello che conta più imprese artigiane, tra Milano e la Brianza, con il 40% pari a 9042, segue l’Europa (con l’Europa dell’Est) col 31%, l’Asia (16%), il Sud America (11%) e Nord e Centro America (2%). L’Oceania chiude con soli 12 artigiani registrati dalla Camera di Commercio. La distribuzione delle sedi delle ditte artigiane non italiane rispecchia quelle italiane: si apre il laboratorio dove costa meno. Per cui sono pressoché introvabili in centro (solo il 3%), e hanno base per il 60% nella parte nord del capoluogo lombardo. Anche dal punto di vista della distribuzione continentale sul territorio, un’impresa artigiana straniera su 2 a Milano – ad eccezione del centro storico – è africana. A Monza e Brianza le percentuali cambiano: sono gli artigiani dell’est Europa ad avvicinarsi al 50%, in particolare sempre romeni ed albanesi nell’edilizia e le pulizie, con la presenza africana sulla media del 30%. Anche fuori Milano la scelta cade preferibilmente nell’area nord della città metropolitana per il 70% e per il 51% nel quadrante ovest della Brianza, oltre al 22% del monzese.

    Il futuro del settore si preannuncia dunque multietnico con margini di ulteriore crescita: “Occorre consolidare questa sempre più rilevante presenza, nella pienezza del rispetto delle regole, dell’artigianato e del commercio straniero nel sistema economico milanese – sottolinea Marco Accornero, Segretario di Unione Artigiani -. Per questa ragione lanciamo la proposta di istituire una cabina di regia pubblico – privata dedicata agli aspiranti e ai già imprenditori migranti che metta insieme le istituzioni e le esperienze di enti, associazioni e terzo settore, in alleanza con la rete consolare della città. Se non si mettono insieme le risorse presenti sul territorio rischiamo di compromettere tante opportunità di lavoro e riscatto sociale, oltre che non garantire i servizi artigiani di qualità richiesti da tutti i cittadini”.

     

     

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