lunedì, Maggio 6, 2024
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    Attività commerciali soffocate dai cortei: ripresa a rischio?

    Attività commerciali soffocate dai cortei: ripresa a rischio?
    Scendere in piazza a difesa della libertà (o di una sua bizzarra concezione) e finire per ledere quella del prossimo: il paradosso delle manifestazioni “No Green pass” e “No vax”.
    Una minoranza rumorosa, questo è quanto ci consegna l’istantanea delle proteste che, ormai da giorni, attraversano il Paese. E fino a qui (quasi) tutto bene: il diritto di manifestare è sacrosanto, a prescindere dalle motivazioni. Pazienza, dunque, se lo si esercita per lanciarsi in improbabili, finanche offensivi, paragoni tra l’obbligo di dotarsi del Green pass per lavorare e frequentare luoghi pubblici (l’espressione “dittatura sanitaria” è di gran moda, in certi ambienti, per definire lo scenario attuale) e le feroci imposizioni del regime nazista. Contro l’assurdo parallelismo è intervenuto, lapidario, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: <<Un eroe è chi blocca un treno per Auschwitz, non un porto per il Green pass>>. Rinunciamo anche ad approfondire l’interrogativo che sorge spontaneo dinnanzi ad una protesta che prende di mira proprio quei due strumenti (vaccino e certificazione) grazie ai quali, numeri alla mano, la pandemia è stata piegata e la normalità del vivere quotidiano progressivamente, in buona parte, ripristinata. Non possiamo fare a meno, tuttavia, di soffermarci su quella parola magica, composta da sette lettere, al centro della questione: la libertà. Vi è chi ne denuncia, inorridito, la presunta limitazione, ignorando, evidentemente, che il presupposto dell’esistenza di qualsiasi comunità civile risieda nel legame tra libertà e responsabilità. Palesando, invece, quello che assomiglia più al desiderio di una irresponsabile indipendenza, si finisce inevitabilmente per intaccare (sul serio, questa volta) la libertà del prossimo. Un prossimo che assume i connotati, assai familiari, di tutti quegli imprenditori, esercenti pubblici e commercianti la cui unica “colpa” è quella di gestire attività situate nei centri cittadini teatro delle manifestazioni. <<Non voglio mica la luna>>, cantava Fiordaliso a Sanremo nell’84; <<Adesso basta, lasciateci lavorare>>, il coro unanime, oggi, dei membri delle suddette categorie. Anche loro, in fondo, non pretendono chissà cosa: soltanto la libertà di svolgere il proprio mestiere.
    Filippo Giorgio Maitan

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