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    Il settembre nero del settore ricettivo

    In forte crisi alberghi e società di affitti brevi delle grandi città d’arte per il calo del turismo internazionale. Townhouse e Halldis chiedono il concordato preventivo.

    È un settembre nero per il settore ricettivo, sebbene l’estate 2020 si sia conclusa con un bilancio di 34mln di italiani in vacanza, di cui il 93% nel Belpaese. L’indagine di Coldiretti/Ixè mostra un calo del 13% rispetto allo scorso anno, con una maggiore propensione al turismo di prossimità alla riscoperta di borghi antichi e campagne che ha inciso positivamente sul bilancio degli agriturismi, unici a poter registrare un segnale incoraggiante nel settore. Lo stesso non si può dire per alberghi e strutture ricettive alternative, pesantemente segnati dal calo del turismo straniero.

    A farne le spese soprattutto hotel e società di affitti brevi collocati nelle grandi città d’arte, Milano in testa, che quest’anno hanno visto drasticamente ridotto l’afflusso di turisti internazionali – Coldiretti ne ha stimati 16mln in meno – a causa dei vincoli indispensabili per contenere l’emergenza sanitaria e per i timori legati alla diffusione del Covid-19. Non conta l’eccellenza delle strutture, il Tribunale fallimentare di Milano sta ricevendo richieste di concordato preventivo da parte di società insospettabili, come nel caso di Townhouse.it srl che gestisce in città due piccoli boutique hotels, di cui uno con affaccio su piazza Duomo. Ambienti raccolti, esclusivi, con un numero limitato di camere, terrazzi e spazi all’aperto particolarmente favorevoli per garantire il giusto distanziamento e assicurare un soggiorno piacevole e sicuro. Ma specificarlo sul sito internet non ha comunque rassicurato i turisti che hanno dato forfait e fatto precipitare la situazione finanziaria della società, che ha ora poco tempo per presentare un piano di rilancio, pena il fallimento. Stessa sorte per la società di affitti turistici Halldis spa, fondata da Leonardo Ferragamo e Pietro Martani, che vanta un portafoglio di 1800 tra ville e appartamenti di lusso dislocati sul territorio italiano – soprattutto in Toscana – indebitata per 12 milioni di euro già nel 2019 ed ora ad un passo dal fallimento a seguito del contraccolpo della crisi sanitaria.

    Il mercato degli affitti brevi, nel trimestre che va da luglio a settembre 2020, registra infatti un pesantissimo -80% rispetto all’anno precedente sul fronte dei soggiorni turistici nelle città, mentre i soggiorni per affari si attestano a -45%. A pesare sono le restrizioni ai voli, la sospensione di molti eventi che muovono il settore business – meeting, fiere e conferenze – e il perdurare dello smart working che viene preferito agli spostamenti per affari. Non va meglio per gli alberghi, molti dei quali non hanno riaperto nemmeno dopo il lockdown e quei pochi che hanno voluto sperare in una piccola ripresa sono rimasti a bocca asciutta per il drastico calo di presenze di turisti in grandi città come Milano. Bisognerà attendere per forza di cose il 2021 per ipotizzare una vera ripartenza, sulla quale dovrebbe influire positivamente la ripresa di grandi eventi come il Salone del Mobile di Milano e il Carnevale di Venezia.

    Nel frattempo però la crisi si fa sentire anche sul fronte occupazionale, con i primi tagli che hanno coinvolto i lavoratori delle imprese esterne che hanno in appalto i servizi, e ora si teme per tutti i dipendenti interni alle strutture ricettive sui quali, una volta sbloccati i licenziamenti, grava una pesante incognita sul futuro.

    Micol Mulè

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