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mercoledì 3 Dicembre, 2025
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Energia, perché le imprese italiane pagano ancora più dei competitor europei

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Per chi gestisce un’impresa in Italia, la questione energetica non è un tema astratto ma una voce di costo capace di orientare investimenti, margini e scelte produttive. Le ultime elaborazioni di Confindustria su dati Eurostat e Gestore dei Mercati Energetici mostrano che, anche nel 2025, le bollette italiane restano tra le più elevate d’Europa. Nel primo semestre le aziende hanno pagato in media 278 euro per megawattora, un livello superiore di quasi il 30% rispetto alla media UE e ben distante dai valori registrati in Francia, Spagna e Germania. Una differenza che pesa trasversalmente su PMI e grandi consumatori.

Il divario nasce da cause strutturali che riguardano sia i prezzi all’ingrosso sia i costi di rete. Tra gennaio e ottobre 2025 il prezzo medio dell’energia elettrica in Italia è stato di 116 euro/MWh, mentre in Francia si è fermato a 61, in Spagna a 65 e in Germania a 87. Il motivo principale è legato al mix di produzione: in Italia il gas naturale definisce il prezzo in circa il 70% delle ore, mentre negli altri grandi Paesi europei la presenza di nucleare e rinnovabili incide con maggiore continuità. A questo si aggiunge un prezzo del gas più alto rispetto al riferimento continentale (spread PSV–TTF), che genera un impatto negativo stimato in un miliardo di euro l’anno, pari a 5–6 euro/MWh. Anche i costi di rete contribuiscono a mantenere la distanza: un’impresa con consumi medi sostiene in Italia una spesa di 133 mila euro, contro i 78 mila della Francia; per una piccola azienda con consumi pari a 755 MWh, la spesa italiana è di 25 mila euro, mentre in Spagna resta sotto i 10 mila. Il quadro si completa con le compensazioni dei costi indiretti dell’ETS: la Germania mette a disposizione 2,4 miliardi di euro, l’Italia 150 milioni destinati ad aumentare a 600 dal 2025.

Per ridurre questo squilibrio e riportare i costi energetici verso la media europea, Confindustria indica diverse linee d’intervento: disaccoppiare il prezzo dell’elettricità rinnovabile da quello del gas attraverso contratti di lungo periodo, completare i meccanismi di energy release, rafforzare le compensazioni ETS e alleggerire gli oneri generali di sistema insieme ai costi di rete. Sul fronte della produzione, l’associazione vede la necessità di un mix più competitivo fondato su rinnovabili e nucleare, oltre alla riduzione stabile dello spread del gas tramite contratti di lungo periodo, compresi quelli dedicati al biometano. L’obiettivo è riportare le imprese italiane in un contesto di concorrenza più equilibrata e sostenibile nel lungo periodo.

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