di Massimiliano Salini
Vice Presidente del Gruppo Ppe al Parlamento Europeo 
La cosiddetta “Guerra dei Dazi”, della quale molto si è discusso in questi mesi, non giova a nessuno. Soprattutto, non giova all’economia e alle attività produttive italiane ed Europee, che vedono nell’incertezza il peggior nemico della crescita e dello sviluppo.
Il Partito Popolare Europeo ha lavorato intensamente in questi mesi al fine di raggiungere un’intesa che possa preservare le relazioni commerciali con gli Stati Uniti limitando i sacrifici per le attività produttive dei Paese membri.
In particolare, il 27 luglio 2025 la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e il Presidente USA Donald Trump hanno sottoscritto un accordo quadro sulle tariffe e sul commercio, che stabilisce i parametri chiave delle relazioni commerciali USA-UE, in vista di future ulteriori aperture commerciali.
L’accordo prevede:
- L’eliminazione dei dazi europei sui prodotti statunitensi e un accesso preferenziale al mercato per prodotti statunitensi ittici e agricoli;
- Un massimale tariffario statunitense unico e onnicomprensivo del 15% (dazio NFP + eventuale dazio “reciproco” compensativo) per le merci UE (purchè la tariffa NFP non è già superiore al 15%), che si applica ad autovetture e componenti di automobili (la cui tariffa era fissata al 25% a cui si aggiunge il 2,5% NPF) a eventuali future tariffe su prodotti soggetti alla Sezione 232 (del Trade Expansion Act del 1962), su prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname;
- Un trattamento speciale per prodotti strategici (sostanze chimiche, alcuni farmaci e risorse naturali) ripristinando i livelli tariffari pre-gennaio;
- Un approvvigionamento sicuro e affidabile all’energia critica mediante l’acquisto di gas naturale liquefatto, petrolio ed energia nucleare statunitense da parte dell’UE per un valore atteso di 750 miliardi di dollari entro il 2028 (riducendo la dipendenza europea dalla Russia);
- La promozione e agevolazione di investimenti reciproci: l’UE è disposta ad investire 600 miliardi di dollari nei settori strategici USA entro il 2028.
L’accordo evidenza alcuni aspetti positivi come la riduzione dei dazi sul settore automotive, sui semiconduttori e sul legname di 15 punti percentuali, oltre all’esclusione dai dazi per alcuni prodotti farmaceutici. D’altra parte i dazi su acciaio e alluminio restano fissati al 50%, con ripercussioni molto pesanti per il settore in Europa.
Sebbene non rispecchi le aspettative di diversi leader europei, questo accordo è una buona base per mantenere sostenibile la relazione commerciale con il più grande partner dell’Unione ed evitare una ipotetica guerra commerciale.
Sono convinto che l’Unione Europea non possa fare a meno del mercato Americano per vendere i propri prodotti e che quest’ultimo non sia facilmente rimpiazzabile, a maggior ragione in un periodo di instabilità commerciale come quello attuale.
Sarebbe tuttavia sicuramente auspicabile ottenere, come ha fatto la Gran Bretagna, una riduzione delle tariffe su acciaio e alluminio per tutelare i produttori ed esportatori europei. Per l’Unione Europea si ripresenta, ancora una volta, la necessità di diversificare i propri partner commerciali, per non cadere nel giogo delle grandi potenze (Russia, USA e Cina), in un periodo storico in cui l’unità e la cooperazione interna sono l’unico strumento per fronteggiare l’attuale crisi del sistema globale.






