Si riaccende in Italia il dibattito sulla patrimoniale dopo le parole del segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha proposto “un contributo di solidarietà dell’1% sui 500mila italiani più ricchi, con una ricchezza superiore ai due milioni di euro”. Secondo il leader sindacale, una misura del genere permetterebbe di raccogliere 26 miliardi di euro da destinare a “sanità, assunzioni nella pubblica amministrazione, scuola e aumenti salariali”.
La reazione politica non si è fatta attendere. “Le patrimoniali ricompaiono ciclicamente nelle proposte della sinistra. È rassicurante sapere che, con la destra al governo, non vedranno mai la luce”, ha replicato la premier Giorgia Meloni, respingendo con fermezza qualsiasi ipotesi di imposta sulla ricchezza.
Dall’opposizione sono arrivate risposte differenziate. La segretaria del Pd Elly Schlein ha rilanciato l’idea di una tassa europea sulla ricchezza, evitando il termine “patrimoniale” ma attaccando la premier: “Il governo Meloni ha aumentato le tasse per tutti e nella prossima manovra aiuta i più ricchi anziché il ceto medio che si è impoverito”. Più prudente invece il leader del M5S Giuseppe Conte, che ha definito la questione “non all’ordine del giorno”.
Il tema, ciclicamente oggetto di scontro politico, si intreccia con il dibattito su equità fiscale e redistribuzione. Secondo un’analisi della Tax Foundation, oggi solo tre Paesi europei applicano una vera imposta sul patrimonio netto: Norvegia, Spagna e Svizzera.
In Norvegia, l’aliquota è dell’1% per patrimoni superiori a 1,7 milioni di corone (circa 146mila euro) e sale all’1,1% oltre i 20 milioni di corone. In Spagna, l’imposta è progressiva dallo 0,16% al 3,5% e dal 2022 è affiancata da un’imposta di solidarietà per i patrimoni oltre i 3 milioni di euro, prorogata a tempo indeterminato dal governo centrale. In Svizzera, il prelievo è gestito a livello cantonale, con aliquote tra lo 0,05% e lo 0,3% per patrimoni oltre i 3,2 milioni di franchi.
Negli altri Paesi, la tassazione patrimoniale riguarda solo alcune categorie di beni. In Francia è limitata agli immobili di valore superiore a 1,3 milioni di euro, in Belgio esiste una tassa dello 0,15% sui conti titoli oltre 1 milione, mentre nei Paesi Bassi si applica una tassazione sui rendimenti presunti dei risparmi e degli investimenti.
In Italia, secondo la Cgia di Mestre, esistono già dieci imposte patrimoniali indirette, tra cui Imu, imposta di bollo, canone Rai, tassa di registro, bollo auto e imposta sulle successioni. Un mosaico di micro-prelievi che, secondo diversi analisti, “rende superflua l’introduzione di una nuova patrimoniale generalizzata”, ma che continua a sollevare la questione della distribuzione del carico fiscale tra redditi da lavoro e grandi patrimoni.
L’idea di Landini riporta così al centro un nodo mai risolto: come conciliare sostenibilità sociale e competitività economica in un Paese in cui la pressione fiscale complessiva resta tra le più alte d’Europa, ma le disuguaglianze di ricchezza sono in aumento. Per ora, la linea del governo resta chiara: nessuna patrimoniale, ma la discussione — come ciclicamente accade — è destinata a tornare.
Gloria Giovanditti
Tasse sui grandi patrimoni, lo scontro in Manovra: sindacati contro governo






