Dopo 1300 giorni di guerra, dopo circa un milione di caduti stimati per parte (tra morti e feriti), dopo la quasi caduta di Kiev e soprattutto dopo un ideologico discorso alla nazione in cui il 22 febbraio 2022 Vladimir Putin spiegava che l’Ucraina non è altro che “un’espressione geografica” e che la sua esistenza come repubblica autonoma fu uno sbaglio di Lenin; ebbene, dopo tutto ciò, Angela Merkel accusa Polonia e Paesi Baltici di aver bloccato la ripresa dei colloqui tra Ue e Russia nel 2021, pochi mesi prima dell’invasione.
L’ex cancelliera tedesca ha guidato la Germania dal 2005 al dicembre 2021 e, meno di tre mesi dopo il suo addio alla politica, Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, cambiando per sempre i parametri di sicurezza dell’Ue e costringendo i Paesi europei a un doloroso distacco energetico da Mosca, alla quale si era eccessivamente legata proprio durante l’era Merkel. Ora Merkel ha 71 anni e sembra intenzionata a difendere le scelte geopolitiche compiute nel corso dei suoi sedici anni di governo, a partire dalla fiducia e al dialogo concesso alla Russia.
In un’intervista al quotidiano ungherese “Partizßn”, ripresa dallo Spiegel online e oggetto di parecchie polemiche, Merkel ha dichiarato che nel giugno 2021 aveva “la sensazione che Putin non prendesse più sul serio gli accordi di Minsk” del 2014 con cui si pose fine alla guerra nel Donbass. Per questo motivo, l’ex cancelliera tentò di trovate un nuovo formato affinché l’Ue potesse avere colloqui diretti con Putin, ma “alcuni non lo hanno sostenuto, soprattutto gli Stati baltici, ma anche la Polonia era contraria perché temeva che non avremmo avuto una politica comune nei confronti della Russia” ha spiegato. È probabile che si sia verificata questa dinamica vista la storica diffidenza di Varsavia verso Mosca, ma il fatto che Merkel lo sottolinei nel 2025 appare più come un tentativo difendere la sua eredità geopolitica, mettendo in secondo piano le motivazioni imperialiste che animano la macchina da guerra di Putin che non concepisce un’Ucraina politicamente indipendente, slegata dalle pretese russe e filoeuropeista.