I conti pubblici italiani mostrano segnali di miglioramento, ma non è ancora il momento di abbassare la guardia. Dopo Fitch, anche l’Ocse riconosce i progressi del nostro Paese sul fronte della finanza pubblica, pur ricordando che il debito resta elevato e che occorre mantenere la disciplina di bilancio anche nei prossimi anni. Secondo il capoeconomista dell’organizzazione, Alvaro Santos Pereira, l’Italia oggi si trova in una posizione migliore rispetto a qualche anno fa, ma deve continuare con decisione lungo la strada del consolidamento.
L’economia italiana si muove in terreno stabile, con una crescita prevista allo 0,6% nel 2025 e 2026, in linea con l’anno in corso, ma a un passo più lento rispetto alla media dell’Eurozona, che si attesterà all’1,2% nel 2025 e all’1% nel 2026.
Nelle prospettive economiche intermedie, l’Ocse ha rivisto al rialzo le stime globali, riportando la crescita del 2025 al 3,2%, in leggero calo rispetto al 2024 ma superiore alle precedenti previsioni. Nel 2026, tuttavia, il Pil mondiale è atteso in rallentamento al 2,9%.
“L’economia globale si è dimostrata resiliente, ma l’impatto dei dazi e dell’incertezza politica non si è ancora manifestato del tutto”, ha spiegato il segretario generale Mathias Corman, mettendo in guardia dai rischi per la stabilità finanziaria e invitando a disinnescare le tensioni commerciali.
Gli Stati Uniti appaiono tra i più esposti. Secondo l’Ocse, il tasso medio dei dazi americani è salito al 19,5%, il livello più alto dai tempi della Repubblica di Weimar. L’effetto delle misure protezionistiche si tradurrà in un netto rallentamento della crescita: dal 2,8% del 2024 all’1,8% nel 2025, fino all’1,5% nel 2026. Non a caso il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha avvertito che un taglio troppo rapido dei tassi potrebbe rilanciare l’inflazione, obbligando poi la banca centrale a invertire bruscamente la rotta. Allo stesso tempo, ha ammonito, mantenere una politica restrittiva troppo a lungo rischierebbe di danneggiare inutilmente il mercato del lavoro.
In Europa, le previsioni indicano una crescita leggermente più solida per il 2025, all’1,2%, ma in calo per l’anno successivo. L’agenzia S&P, pur riconoscendo le incertezze che pesano sull’area euro, prevede condizioni favorevoli a un’accelerazione fino all’1,4% nel 2027.
L’Ocse ha richiamato anche la Francia a una maggiore prudenza sui conti pubblici, ricordando come Paesi ad alto debito, tra cui Italia e Portogallo, abbiano già intrapreso la via della disciplina di bilancio, mentre Parigi continua ad aumentare l’esposizione.
Sul quadro globale pesa inoltre il rischio di un ritorno dell’inflazione, che si intravede già nei prezzi alimentari in diversi Paesi, dal Giappone al Regno Unito, fino all’Italia.
Gloria Giovanditti






