La Russia testa la pazienza della Nato muovendosi sul filo dell’escalation. Tra martedì notte e mercoledì mattina oltre dieci droni russi hanno invaso lo spazio aereo polacco nel corso di un attacco di Mosca contro l’Ucraina occidentale. Il comando operativo dell’esercito polacco ha parlato di “violazione senza precedenti” e di “un atto di aggressione che ha creato una reale minaccia alla sicurezza dei nostri cittadini”.
Inizialmente il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha parlato di 19 violazioni, specificando tuttavia che non si tratta di dati definitivi e aggiungendo che per la prima volta questi droni partivano dalla Bielorussia, non dal territorio russo. Quattro aeroporti del Paese sono stati inizialmente chiusi, caccia polacchi si sono alzati in volo abbattendo diversi droni.
Parlando alla Camera bassa, Tusk ha chiarito che “non c’è motivo di affermare che siamo in stato di guerra”, definendo tuttavia tale provocazione come “incomparabilmente più pericolosa dal punto di vista della Polonia rispetto alle precedenti”. Varsavia ha deciso di invocare l’articolo 4 della Nato, in base al quale gli Stati membri dell’Alleanza “si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. Niente articolo 5, dunque, la Polonia non è sul piede di guerra, ma è chiaro che questa vicenda rappresenta un forte deterioramento delle condizioni di sicurezza dell’Ue e della Nato sul fronte orientale.
La premier Meloni ha espresso “piena solidarietà” alla Polonia, parlando di “inaccettabile violazione dello spazio aereo polacco e dell’Alleanza Atlantica”. Ferma condanna anche da parte del ministro degli Esteri Antoni Tajani che parla di “fatto gravissimo e inaccettabile”. Secondo Reuters, nell’operazione di reazione ai droni russi hanno partecipato jet F-35 olandesi e aerei da ricognizione italiani Awacs (Airborne Early Warning and Control), oltre agli F-16 polacchi.






