A Donald Trump piacciano molto le parate militari, ma non quella andata in scena a Pechino. Ieri la capitale cinese ha ospitato la più grande parata militare di sempre in occasione degli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale nel Pacifico. Oltre diecimila soldati hanno sfilato assieme a nuovi sistemi d’arma tra cui quattro nuovi tipi di missili anti-nave YJ (alcuni dei quali sarebbero ipersonici, cioè capaci di viaggiare a una velocità cinque volte superiore a quella del suono) e diversi missili intercontinentali e strategici nucleari, oltre ai nuovi carri armati Type 100 e il nuovo H-6J, una variante navale del bombardiere a lungo raggio H-6.
Il vero successo per Xi Jinping è stata la presenza di 25 leader stranieri, tra cui Vladimir Putin e il dittatore nord-coreano Kim Jong-un: il terzetto è stato ripreso mentre camminava lungo il tappeto rosso fino al palco presidenziale per assistere alla parata. Un’immagine che ha dato l’impressione di un rinnovato allineamento delle potenze dell’Est (anche se è la Cina che fa la parte del drago soprattutto sul fronte economico) e questo non è andato già a Trump che meno di venti giorni fa era al centro dell’attenzione del mondo durante il vertice con Putin ad Anchorage, in Alaska.
Il presidente americano ha lanciato i suoi strali tramite un post su Truth, chiedendosi se Xi nel suo discorso “menzionerà o meno l’enorme quantità di sostegno e di ‘sangue’ che gli Stati uniti d’America hanno dato alla Cina per aiutarla a conquistare la sua LIBERTÀ da un invasore straniero molto ostile”. Xi alla fine ha espresso una generica “gratitudine ai governi e agli amici stranieri” che hanno aiutato il popolo cinese a resistere all’aggressione giapponese.
Ma questa volta Trump si è spinto fino al complottismo: “Vi prego di porgere i miei più calorosi saluti a Vladimir Putin e a Kim Jong Un, mentre complottate contro gli Stati uniti d’America”, ha chiosato con un po’ di ironia su Truth. Accusa respinta gentilmente da Mosca, attenta a non esacerbare l’attuale amministrazione statunitense. Nel suo discorso, Xi Jinping ha dichiarato che il mondo in questa fase deve scegliere di nuovo tra “pace o guerra”, tra “dialogo o scontro”, invitando l’umanità intera a non ritornare alla legge della giungla e assicurando che “la modernizzazione della Cina segue la via dello sviluppo pacifico”. Una frase che mal di sposa con il grande dispiegamento di forza militare (anche nucleare) andato in scena a Pechino.






