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giovedì 11 Dicembre, 2025
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Donald Trump e la fine dell’Occidente: Europa e Ucraina strette tra Stati Uniti e Russia

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È difficile sostenere che l’Ucraina sia sostenuta compattamente dall’Occidente. Non si tratta dell’Ungheria di Viktor Orbán, ma degli Stati Uniti di Donald Trump. Il tycoon di New York vende le armi agli europei che a loro volta le girano agli ucraini, sta costringendo Kiev e Mosca a parlare di piani di pace dopo tre anni di guerra, ma fa il bullo con il più debole mentre è accomodante con l’aggressore.

Secondo indiscrezioni di stampa, infatti, il presidente americano avrebbe lanciato un ultimatum a Volodymyr Zelensky: Kiev deve accettare il piano di pace statunitense entro Natale. Un piano nel quale è prevista la cessione dei territori occupati dai russi, anche quella porzione di Donbas che l’esercito di Mosca non è riuscito a conquistare, ma che Putin brama anche per la presenza di una serie di cittadine che costituiscono un’importante cintura fortificata dagli ucraini. Oltre a ciò, ci sarebbero non meglio specificate garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina.

Ma Donald Trump è insofferente anche nei confronti del Vecchio Occidente. In un’intervista a Politico, il presidente Usa ha bollato i leader europei come “deboli” e decadenti, invocando un cambiamento nella gestione delle frontiere, altrimenti alcuni Stati non sopravviveranno. È l’ultimo atto di un rapporto Usa-Ue sempre più teso: i timori che serpeggiano nelle cancellerie europee riguardano possibili ricadute concrete sulla Nato. Lo scorso giugno i Paesi Membri dell’Alleanza Atlantica hanno accettato di innalzare la spesa per la difesa al 5% del Pil entro il 2035, di cui l’1,5% sarà destinato alla sicurezza, pensando che questo bastasse a sedare le rimostranze di Washington che sopporta il maggiore onere economico della Nato.

Le spinte centrifughe di Trump rischiano di mettere in pericolo la solidità dell’Alleanza, elemento che costringe i Paesi europei ad accelerare sul riarmo per cercare di essere il più possibile indipendenti sulla difesa del proprio territorio. La Germania sembra la più consapevole: secondo Bloomberg, il Parlamento tedesco è pronto ad approvare 29 contratti di appalti militari dal valore di 52 miliardi di euro. Una cifra enorme che riguarda una serie di servizi e materiali: dall’equipaggiamento a veicoli militari, dai missili intercettori ai satelliti di sorveglianza. Una mossa che rientra nel piano del cancelliere Merz di fare della Bundeswehr l’esercito convenzionale (Berlino non ha testate atomiche) più forte dell’Europa.

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