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martedì 9 Dicembre, 2025
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Una difesa comune per una pace duratura. L’Europa deve riaffermare il proprio ruolo.

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di Massimiliano Salini

Eurodeputato di Forza Italia

Vice Presidente del Gruppo PPE

 

In un contesto internazionale così delicato, incerto, a tratti paradossale, è più che mai necessario rafforzare il progetto europeo ripartendo dall’idea originaria della Comunità Europea di Difesa.

Senza una difesa comune non può esistere una vera Unione Europea. Il dibattito sull’uso delle armi non deve essere edulcorato o travisato, ma compreso come un elemento fondamentale per la difesa della libertà.

L’Europa deve riaffermare la propria volontà di difendersi e di assumersi le proprie responsabilità nel quadro della sicurezza internazionale. Il concetto di riarmo non è da temere, ma da vedere come un atto necessario per garantire stabilità e sicurezza. Il vero obiettivo della difesa è prevenire i conflitti. La libertà va difesa a ogni costo e l’Europa deve dimostrare di essere all’altezza del proprio ruolo, adottando una strategia di sicurezza chiara e determinata.

L’Europa deve battere un colpo, in termini di autorevolezza in politica estera. Ma innanzitutto dobbiamo difenderci perché esiste una minaccia.

La migliore deterrenza alla guerra è un’industria della difesa efficiente, per prepararsi alla guerra bisogna amare la pace che è l’obiettivo superiore, indiscusso e indiscutibile. E quindi il compito della politica è trovare un equilibrio tra quel prepararsi alla guerra e “porgere l’altra guancia.

In un momento di aggressione inattesa, a causa dei meccanismi di inerzia che si creano in tempi di pace, è necessario ripercorrere i passi che hanno caratterizzato gli anni della Guerra Fredda: dallo scudo spaziale di Reagan al muro di Berlino che è caduto senza che facesse un morto.

La politica estera dei vari Paesi deve diventare la politica estera comunitaria per arrivare ad avere una difesa unitaria che ne sia la naturale conseguenza, con finanziamenti adeguati.

Solo così l’Europa, che ritengo essere la mia casa con il Partito Popolare Europeo, riuscirà con forza ad alzare la voce e a “contare” sullo scenario internazionale, anche nei contesti più delicati.

Dopo la crisi in Ucraina, nel Medio Oriente, nel Nagorno-Karabakh, cosa potrebbe accadere ancora a pochi chilometri dai nostri confini europei? Un negoziato, qualsiasi negoziato, deve porre le basi – e non transigere – sul rispetto dei diritti e delle prerogative della parte lesa.

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