Le imprese potranno probabilmente continuare a utilizzare i bonus fiscali per compensare i propri debiti contributivi almeno fino a luglio 2026. È questa l’ipotesi più concreta allo studio del Ministero dell’Economia, che sta valutando di rinviare – o addirittura cancellare – la norma che avrebbe imposto il divieto di compensazione. La misura, pensata per contrastare le frodi fiscali, avrebbe però avuto un impatto diretto sulla liquidità aziendale, rendendo più complessa la gestione dei flussi di cassa. Il viceministro Maurizio Leo, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha confermato che la decisione sarà presa “in base alle risorse disponibili”, ma l’orientamento sembra quello di preservare la flessibilità finanziaria delle imprese.
Accanto al nodo delle compensazioni, il governo sta valutando altre modifiche alla manovra economica, a partire dall’aumento dell’Irap del 2% previsto per le banche. Il rischio di estensione automatica alle holding industriali – comprese quelle che operano in settori come automotive e logistica – ha spinto il Ministero a ipotizzare una clausola di esclusione per le società non finanziarie. Un intervento che, nelle intenzioni dell’esecutivo, servirebbe a tutelare i gruppi produttivi che contribuiscono in modo significativo al Pil e all’occupazione, senza distorcere la concorrenza tra comparti economici diversi.
Sul fronte degli investimenti, l’obiettivo resta quello di rendere strutturali l’iper e il super ammortamento, due misure che negli ultimi anni hanno sostenuto il rinnovo tecnologico del tessuto produttivo. La transizione verso una loro stabilizzazione potrà avvenire “subito o a tappe”, ha spiegato Leo, in base alla disponibilità di risorse. Più complessa la questione della rottamazione delle cartelle fiscali, di cui si discute una possibile estensione. L’attuale versione della misura, limitata ai contribuenti che hanno dichiarato ma non versato imposte e Iva, comporta 1,4 miliardi di euro di costo nel 2026 e 700 milioni a regime. Ogni ulteriore ampliamento richiederebbe coperture aggiuntive, oggi non disponibili. “Valutiamo tutto – ha aggiunto Leo – ma sempre tenendo la barra dritta sui conti pubblici”.
In sintesi, la linea del governo punta a conciliare semplificazione fiscale e prudenza finanziaria. Le modifiche allo studio mirano a dare ossigeno alle imprese, favorendo investimenti e liquidità, ma senza compromettere la sostenibilità dei conti dello Stato. Un equilibrio difficile, ma decisivo per garantire stabilità economica e fiducia nel sistema produttivo.






