Dal 2026 l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà utilizzare i dati delle fatture elettroniche dei contribuenti debitori per pignorare i pagamenti in arrivo da soggetti terzi. È quanto prevede l’articolo 27 della Legge di Bilancio 2026, approvata in prima bozza dal Consiglio dei Ministri, che introduce un nuovo meccanismo per velocizzare il recupero dei crediti fiscali e ridurre le tempistiche delle procedure esecutive.
In base al testo, l’agente di riscossione potrà accedere ai dati relativi alla somma dei corrispettivi delle fatture emesse dai debitori e dai loro coobbligati nei sei mesi precedenti, al fine di individuare tempestivamente le somme dovute e bloccarle prima che arrivino nella disponibilità dei contribuenti con cartelle pendenti. L’obiettivo è quello di incrementare l’efficienza della riscossione: attualmente, su circa seicentomila pignoramenti presso terzi effettuati ogni anno, soltanto il 22,5% va a buon fine, con un incasso medio per l’erario di 10.500 euro. Con l’uso dei dati delle fatture elettroniche, il Governo punta a raddoppiare la percentuale di successo, portandola al 44,6% e aumentando la riscossione di circa 140 milioni di euro l’anno. In totale, l’erario stima di recuperare oltre un miliardo di euro aggiuntivo ogni anno.
L’accesso ai dati delle fatture elettroniche è già previsto per Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane per finalità di controllo e analisi del rischio; ora lo strumento viene esteso anche all’ente di riscossione. La norma introduce inoltre la possibilità di calcolare automaticamente l’Iva dovuta anche in caso di mancata dichiarazione, utilizzando i dati provenienti dalle fatture elettroniche e dai corrispettivi telematici. Prima dell’emissione della liquidazione automatica, il contribuente riceverà un avviso e avrà sessanta giorni di tempo per regolarizzare la posizione o fornire chiarimenti. In caso di pagamento spontaneo, è prevista una riduzione di un terzo della sanzione per omessa dichiarazione.
Secondo la relazione tecnica, la misura garantirà un maggior gettito di circa 646 milioni di euro nei primi due anni e di 710 milioni nel 2028. Dal primo luglio 2026, inoltre, scatteranno nuove limitazioni sull’uso dei crediti d’imposta: questi non potranno più essere utilizzati per compensare debiti fiscali o contributivi, salvo quelli derivanti da liquidazioni di imposta. Il blocco si estenderà anche ai crediti ceduti a terzi, per contrastare le frodi legate ai bonus edilizi e ad altre agevolazioni. Per i contribuenti con cartelle esattoriali pendenti, la soglia che fa scattare il blocco delle compensazioni scenderà da 100mila a 50mila euro. Le due misure, insieme, dovrebbero garantire entrate aggiuntive per circa 300 milioni di euro all’anno.
L’attuazione della norma sarà definita da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate da emanare entro tre mesi dall’approvazione definitiva della legge di bilancio, quindi entro marzo 2026. La Manovra introduce anche una nuova “rottamazione” dei debiti fiscali, che permetterà di sanare i carichi affidati alla riscossione tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2023, esclusi quelli derivanti da accertamento. Il pagamento potrà avvenire in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026 o in 54 rate bimestrali fino a maggio 2035, con interessi al 4% annuo.
Con queste misure, il Governo punta a rafforzare la lotta all’evasione e alla morosità, digitalizzando i controlli e rendendo più rapido ed efficiente il sistema di riscossione.
Gloria Giovanditti






