Con la Legge di Bilancio 2026, approvata il 17 ottobre dal Consiglio dei Ministri, cambia la mappa degli incentivi per le imprese che investono in innovazione. Il provvedimento introduce la “Nuova Transizione 5.0”, un pacchetto di misure pensato per sostenere la digitalizzazione e la trasformazione energetica del sistema produttivo.
Il cuore dell’intervento è rappresentato da un iper-ammortamento fino al 180% per gli investimenti in tecnologie digitali e nel settore energetico, che può salire fino al 220% per le aziende che realizzano interventi coerenti con gli obiettivi di transizione ecologica e riduzione dei consumi.
Finanziato con 4 miliardi di euro sui 18,7 complessivi previsti dalla Manovra, il sostegno punta a favorire l’efficienza energetica anche attraverso progetti di autoproduzione da fonti rinnovabili e impianti di stoccaggio. La novità principale è il superamento dei paletti del Green Deal europeo, che nella precedente versione del piano limitavano gli incentivi ai soli settori energivori.
Secondo il testo licenziato da Palazzo Chigi, lo sconto maggiore è riservato alle imprese che riducono almeno del 3% i consumi energetici complessivi della struttura produttiva o del 5% i consumi nei processi interessati dagli investimenti. Il meccanismo prevede una logica a scaglioni: per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, la maggiorazione può arrivare al 220%; la quota si riduce progressivamente al 100% e poi al 90% per progetti superiori ai 20 milioni.
Gli investimenti generali in innovazione, digitalizzazione e settore energetico beneficeranno invece di un ammortamento del 180% fino a 2,5 milioni, che scende al 100% tra 2,5 e 10 milioni e al 50% oltre i 10 milioni, fino a un massimo di 20 milioni.
Un altro elemento rilevante è l’estensione del beneficio anche alle imprese energivore, escluse in passato dal credito d’imposta. Le agevolazioni potranno essere cumulabili con altri incentivi nazionali ed europei, purché calcolate al netto delle risorse già percepite. Il programma resterà in vigore per tutto il 2026, con possibilità di completare gli ordini e le consegne entro il 30 giugno 2027.
Per accedere al beneficio sarà necessario versare un acconto del 20% entro il prossimo anno e ottenere la certificazione di conformità da parte del fornitore. Restano escluse le aziende in stato di liquidazione o sottoposte a sanzioni interdittive. Le norme attuative dovranno essere emanate entro 30 giorni dall’approvazione definitiva della Manovra e definiranno le modalità operative, la piattaforma digitale per la trasmissione delle domande e i criteri di rendicontazione.
Accanto alla Transizione 5.0, la Manovra rifinanzia con 2,3 miliardi di euro il credito d’imposta per le imprese nelle Zone Economiche Speciali (ZES) — che includono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e Umbria — e stanzia nuovi fondi per i contratti di sviluppo e la “Nuova Sabatini”, strumenti considerati essenziali per gli investimenti produttivi. Rinviata invece al 31 dicembre 2026 l’entrata in vigore della plastic e sugar tax.
Durante la conferenza stampa di presentazione, la premier Giorgia Meloni ha sottolineato che “la manovra destina circa 8 miliardi di euro alle imprese, di cui 4 miliardi per super e iper-ammortamento”, aggiungendo che il governo “valuta di potenziare ulteriormente le risorse attraverso la revisione dei fondi di coesione”.
Soddisfazione anche da parte di Confindustria: “Siamo stati ascoltati”, ha commentato il presidente Emanuele Orsini, che ha apprezzato la conferma degli 8 miliardi per le imprese e dei 2,3 miliardi per le ZES, oltre alla volontà di sostenere la decontribuzione fiscale dei contratti. “È un passo importante per la competitività del sistema industriale italiano”.
La Nuova Transizione 5.0 rappresenta così il fulcro della strategia del governo per il 2026: spingere sulla doppia transizione — digitale ed ecologica — mantenendo il rigore di bilancio richiesto da Bruxelles, ma sostenendo chi investe in innovazione, energia pulita e produttività.
Gloria Giovanditti






