Il Green Deal europeo, approvato nel 2019 come strategia per ridurre drasticamente le emissioni e rendere l’Unione climaticamente neutrale entro il 2050, torna al centro del dibattito politico. Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt ha annunciato la volontà di rivedere una delle misure simbolo del pacchetto: il divieto di vendita di auto e furgoni a motore a combustione dal 2035. Secondo il leader del PPE, la normativa che impone la riduzione del 100% delle emissioni di CO₂ per i nuovi veicoli immatricolati rappresenta un errore ideologico che rischia di compromettere la competitività dell’industria automobilistica europea.
Weber ha affermato che gli obiettivi climatici dell’UE non devono essere messi in discussione, ma ha ribadito che servono strumenti più pragmatici. A suo giudizio, l’eliminazione totale dei motori a combustione rischia di danneggiare i lavoratori e di accentuare il divario con i produttori cinesi, che stanno aumentando la loro presenza sul mercato europeo delle auto elettriche. Per questo ha promesso una proposta, attesa in autunno, che punti a “correggere gli errori dell’ultima legislatura”, salvaguardando l’occupazione e garantendo ai consumatori tutte le opzioni di scelta, dall’elettrico ai carburanti alternativi.
La posizione del PPE si inserisce in un contesto di crescente pressione politica sul Green Deal. Paesi come Germania, Italia e Ungheria avevano già espresso contrarietà al divieto del 2035, chiedendo una revisione più flessibile. Documenti interni della Commissione europea, inoltre, suggeriscono che entro fine 2025 potrebbero essere introdotte esenzioni mirate per i veicoli ibridi plug-in e per i motori alimentati con carburanti a impatto climatico zero. L’orientamento di Weber evidenzia dunque un cambio di passo: dal sostegno a politiche ambientali ambiziose a una linea più attenta alla sostenibilità economica e industriale del Green Deal.