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venerdì 7 Novembre, 2025
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Crisi della plastica in Europa: crolla la produzione e chiudono gli impianti di riciclo

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La filiera europea della plastica lancia un nuovo allarme: la produzione è in caduta libera e il rischio di de-industrializzazione non è più solo un’ipotesi. Una lettera congiunta, firmata da 28 associazioni tra cui Assorimap per l’Italia e inviata ai vertici dell’Unione Europea, denuncia un calo produttivo del 13,3% tra il 2018 e il 2022, seguito da un ulteriore -8,3% nel 2023. Nel giro di pochi anni, la capacità produttiva del continente potrebbe tornare ai livelli di inizio 2000, mentre il consumo di polimeri continua a crescere. Nel solo 2023 si è registrata la crescita più lenta della capacità di riciclo degli ultimi anni, con numerose chiusure di impianti in vari Paesi membri.

Il documento mette in evidenza i fattori che stanno aggravando la crisi: costi energetici in continuo aumento, regole frammentate tra i diversi Stati, incertezza normativa e concorrenza globale sempre più aggressiva. A tutto questo si aggiunge la prospettiva di nuove restrizioni all’export di rifiuti plastici verso paesi terzi, che rende urgente rafforzare il mercato interno del riciclo. Le difficoltà si riflettono già in chiusure concrete: tra i casi più recenti figurano il sito Vynova a Beek nei Paesi Bassi (225.000 tonnellate annue di PVC), gli stabilimenti del Grupo Antolin in Spagna e Germania e due impianti Veolia per HDPE e PET in Germania, con una capacità complessiva di 70.000 tonnellate l’anno.

Per invertire la rotta, la filiera propone sei raccomandazioni strategiche: garantire concorrenza leale con controlli serrati sulle importazioni e incentivi al riciclo europeo; ridurre i costi energetici estendendo ai riciclatori i benefici delle misure per le industrie energivore; rafforzare i controlli doganali e la tracciabilità digitale; applicare in modo uniforme le leggi UE, con criteri comuni di “end-of-waste”; sostenere innovazione e investimenti in nuove tecnologie di riciclo; armonizzare le regole europee sull’EPR (responsabilità estesa del produttore). Secondo i firmatari, senza interventi rapidi su questi punti l’Europa rischia di perdere competitività, posti di lavoro qualificati e il primato nella transizione verso un’economia circolare della plastica.

 

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