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giovedì 19 Giugno, 2025
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Scontro Israele-Iran, Teheran: no alla resa incondizionata di Trump. Khamenei: “La battaglia ha inizio”

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L’Iran non sembra intenzionato a negoziare una fine del conflitto con Israele, anzi. Ieri figure di spicco della Repubblica Islamica hanno alzato i toni, a partire dall’Ayatollah Alì Khamenei. La Guida Suprema dell’Iran ha scritto su X che “la battaglia ha inizio”, aggiungendo che gli iraniani “non avranno pietà per il regime sionista”, che è il termine con cui il regime degli Ayatollah si riferisce a Israele. Precedentemente, Donald Trump aveva spiegato su Truth di sapere dove si rintanava Khamenei, chiedendo al contempo la “resa incondizionata” del Paese. L’ambasciatore iraniano in Francia, Mohammad Amin-Nejad, ha detto all’emittente BFMTV che Teheran “non accetterà” la resa incondizionata e che “il popolo iraniano è unito di fronte all’aggressione”.

Mentre il mondo aspetta di capire se gli Stati Uniti decideranno di prendere parte attivamente alla guerra contro l’Iran (ipotesi non confermata al momento della scrittura di questo articolo), l’ambasciatore di Teheran alle Nazioni Unite a Ginevra, Ali Bahreini, ha sottolineato che il suo Paese risponderà ai molteplici attacchi di Tel Aviv “con forza” e “senza ritegno”. I toni salgono non solo perché le due parti vedono l’altra come una minaccia esistenziale, ma anche perché non c’è nessun mediatore credibile per ora.

Se Trump ha approvato a parole un possibile ruolo di paciere da parte di Vladimir Putin, Giorgia Meloni ha spiegato al termine del G7 in Canada che “affidare a una nazione in guerra [come la Russia] la mediazione su un’altra guerra non mi sembrerebbe proprio l’opzione migliore da prendere in considerazione”. Mosca, inoltre, ha interessi preminenti verso Teheran dal momento che gli iraniani hanno fornito i preziosi droni Shahed con cui i russi hanno devastato le città ucraine. Anche la Cina si è fatta avanti: il presidente Xi Jinping ha detto che Pechino “è pronta a collaborare con tutti per svolgere un ruolo costruttivo nel ristabilire pace e stabilità in Medio Oriente”. Ma anche in questo caso i cinesi non appaiono particolarmente imparziali, dal momento che la Cina rappresenta il principale acquirente di petrolio iraniano, il quale è sottoposto a sanzioni Usa.

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