back to top
giovedì 12 Giugno, 2025
Sign In
spot_img
spot_img

Plastica riciclata: una filiera strategica sotto pressione

spot_img

I più letti

Il settore italiano che si occupa del riciclo meccanico della plastica – cioè il processo che permette di trasformare i rifiuti plastici in nuovi materiali da riutilizzare – ha un ruolo importante nell’economia circolare, ma oggi sta attraversando un momento difficile. In questa filiera lavorano 350 imprese e sono attivi 86 impianti dedicati alla plastica post-consumo, cioè quella che proviene dai rifiuti urbani o industriali. Nel 2023 sono state prodotte 883.000 tonnellate di plastica riciclata, con un aumento del 3,2% rispetto all’anno prima. Nonostante questo risultato positivo in termini di quantità, i ricavi complessivi del settore sono diminuiti dello 0,8%, fermandosi a 690 milioni di euro. A peggiorare la situazione, anche il valore della plastica riciclata è calato, toccando i livelli più bassi degli ultimi quattro anni.

Questa contraddizione – più produzione ma meno fatturato – è particolarmente grave se si considera l’impatto positivo che il riciclo può avere sull’ambiente. Secondo le stime degli operatori, ogni tonnellata di plastica riciclata evita tra 1,1 e 3,6 tonnellate di emissioni di anidride carbonica (CO₂), rispetto alle alternative come l’incenerimento, la discarica o la produzione di nuova plastica da petrolio. A livello nazionale, il potenziale risparmio annuo potrebbe arrivare a 7,2 milioni di tonnellate di CO₂. Questo dato è importante perché corrisponde all’intero obiettivo previsto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il settore dei rifiuti al 2040, cioè il documento con cui l’Italia definisce le sue strategie per ridurre l’inquinamento e affrontare il cambiamento climatico nei prossimi anni.

Il report presentato a Green Plast da Assorimap e Plastic Consult evidenzia tre cause principali della crisi: l’aumento dei costi, la concorrenza internazionale e il rallentamento della domanda. Il prezzo medio dell’elettricità è salito oltre i 100 €/MWh a giugno 2024, fino a raggiungere i 135 €/MWh a dicembre, mentre il costo del feedstock ha mantenuto un trend crescente. Parallelamente, l’Europa ha raddoppiato la capacità produttiva di riciclati meccanici tra il 2016 e il 2023 (+6 milioni di tonnellate), ma senza un’espansione proporzionale dei mercati di sbocco. A peggiorare il quadro, l’ingresso massiccio di prodotti low cost – soprattutto da Asia e Nord Africa – spesso privi di tracciabilità e certificazione, ha accentuato la pressione competitiva. In Italia, nonostante una maggiore resilienza strutturale, sono state segnalate due chiusure di impianti tra il 2024 e l’inizio del 2025, una delle quali permanente.

Sul piano della domanda, il mercato mostra andamenti differenziati. Il riciclo del PET ha registrato un incremento del +17,2%, superando le 230.000 tonnellate, spinto dalle normative europee sul bottle to bottle. In calo invece altri polimeri, penalizzati dalla concorrenza con il materiale vergine e da un crollo delle quotazioni. I settori trainanti restano gli imballaggi rigidi e flessibili, mentre edilizia, casalinghi, garden e agricoltura segnalano performance meno brillanti. Le imprese del comparto chiedono misure immediate: un sistema europeo di certificazione, codici doganali specifici per distinguere il riciclato dal vergine e l’introduzione di meccanismi incentivanti simili all’Emission Trading, che valorizzino il contributo ambientale del riciclo al pari delle energie rinnovabili.

 

- Advertisement -spot_img

Altri articoli

- Advertisement -spot_img

Articoli recenti