Nel nuovo rapporto Oecd Steel Outlook 2025, l’Ocse lancia un chiaro segnale ai governi e ai vertici industriali: il settore siderurgico rischia di entrare in una fase critica. Secondo le stime, la sovracapacità globale potrebbe toccare i 721 milioni di tonnellate entro il 2027, superando di quasi 290 milioni la produzione complessiva dei Paesi Ocse nel 2024. Questo squilibrio, avvertono gli analisti, nasce da un’espansione incontrollata della capacità produttiva, alimentata da sussidi e politiche distorsive nei Paesi non Ocse, mentre la domanda globale di acciaio resta stagnante. Le conseguenze sono pesanti: instabilità del mercato, crisi occupazionale, indebolimento delle filiere e un freno agli investimenti sostenibili.
Nel contesto attuale, l’industria dell’acciaio si trova a competere in condizioni sempre più inique. Il rapporto evidenzia come tra il 2013 e il 2021 si siano persi oltre 113.000 posti di lavoro nei Paesi membri del Global Forum on Steel Excess Capacity, con ricadute anche sulle prospettive ambientali. Dal 2025 al 2027, infatti, il 40% delle nuove capacità produttive sarà costituito da altiforni tradizionali, notoriamente ad alta intensità di emissioni, a scapito delle tecnologie a basse emissioni. L’Ocse sollecita quindi un’azione coordinata su tre direttrici: eliminazione dei sussidi distorsivi, definizione di regole comuni per il commercio e accelerazione nell’adozione di tecnologie sostenibili.
A peggiorare il quadro concorrono le dinamiche geopolitiche. L’aumento delle esportazioni cinesi – che hanno toccato il record di 118 milioni di tonnellate nel 2024 – ha scatenato una reazione a catena di misure commerciali protezionistiche. Nel frattempo, l’Asia si prepara a rappresentare il 58% della nuova capacità produttiva globale, trascinata da Cina e India. In assenza di una crescita parallela della domanda, si prevede un calo del tasso di utilizzo degli impianti fino al 70%, una soglia critica anche per gli operatori più efficienti. In sintesi, l’appello dell’Ocse è rivolto a governi e decision maker: senza interventi strutturali e coordinati, l’industria siderurgica globale rischia di avvitarsi in una crisi di lungo periodo.