Per la prima volta da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump è più vicino a Kiev che a Mosca. Il Cremlino ha chiesto domenica colloqui diretti con l’Ucraina, ma Volodymyr Zelensky ha rilanciato dicendo di essere pronto a incontrare Vladimir Putin questo giovedì a Istanbul, per trovare un accordo che metta fine alla guerra, chiedendo tuttavia che i negoziati siano preceduti da un cessate il fuoco senza condizioni di 30 giorni.
Una mossa che ha preso in contropiede Mosca, ma che trova una sponda a Washington. Anche Trump, infatti, ha chiesto un cessate il fuoco che inizi subito. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha dichiarato che la “massima priorità” degli Stati Uniti è “la fine dei combattimenti e un cessate il fuoco immediato”. Con i russi, si deve giocare in attacco, soprattutto sul fronte diplomatico. Zelensky lo sa e ha chiamato il bluff di Putin che negli ultimi 38 mesi di guerra si è rifiutato di chiamare l’omologo ucraino per nome, considerandolo un leader illegittimo.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), tuttavia, Putin sta cercando di manipolare i negoziati sul cessate il fuoco. In un briefing, l’ISW ha spiegato che diversi funzionari russi hanno “recentemente intensificato le loro interazioni con i media occidentali, nel tentativo di rivolgersi direttamente all’amministrazione Trump e al pubblico americano”. Una serie di interviste con cui il Cremlino prova a imporre la sua narrativa. Per l’ISW, i russi “restano determinati a perseguire i loro obiettivi di guerra, tra cui la resa completa dell’Ucraina”. Lo confermerebbero i continui bombardamenti e la reticenza ad accettare una tregua. Per il think thank con sede a Washington, non è da escludere che Putin stia creando le condizioni “per una futura aggressione militare contro l’Ucraina e la Nato nei prossimi anni”.
