Chi produce, trasforma e distribuisce acciaio in Europa guarda con preoccupazione a Bruxelles. Il motivo è il nuovo Steel Action Plan, presentato dalla Commissione Europea come risposta alle difficoltà di un comparto strategico in piena transizione. Il documento arriva in un momento di forte incertezza economica e geopolitica: i costi dell’energia restano elevati, le materie prime – a partire dal rottame – sono oggetto di tensioni internazionali, e la concorrenza globale spinge verso soluzioni rapide ed efficaci. Il tema è stato al centro del confronto inaugurale di Made in Steel, la principale fiera del settore organizzata da Siderweb, che si è svolta a Rho Fiera con 387 aziende partecipanti, in aumento del 21% rispetto all’edizione 2023. Di queste, il 35% proveniva dall’estero.
Il piano della Commissione, tuttavia, non convince gli operatori. Le principali critiche riguardano l’assenza di misure per contenere il caro energia e la mancanza di interventi strutturali in grado di sostenere la competitività delle imprese europee nel percorso di decarbonizzazione. Al centro del dibattito anche il sistema europeo di scambio delle quote di emissione (Emission Trading System, Ets), considerato da molti un nodo da rivedere per alleggerire i costi energetici a carico del settore.
Una parte significativa delle contestazioni arriva dalla cosiddetta filiera a valle, cioè da tutte quelle attività che seguono la produzione primaria dell’acciaio: distribuzione, commercio, trasformazione e manifattura. Questa parte del comparto, rappresentata anche da Assofermet, denuncia in particolare il rischio legato all’ipotesi di barriere all’export del rottame, che potrebbe danneggiare seriamente l’industria europea del riciclo. Secondo le associazioni, il piano appare incompleto e poco adatto a generare nuova domanda interna, ignorando il fatto che l’acciaio no.
