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    Gaza, Israele sotto pressione dopo l’uccisione di sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen

    Gaza, Israele sotto pressione dopo l’uccisione di sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen
    Israele deve fare i conti con una nuova ondata di pressioni internazionali dopo che sette operatori umanitari appartenenti all’ong World Central Kitchen (WCK) sono stati uccisi nella Striscia di Gaza. Gli operatori provenivano da diversi Paesi tra cui Australia, Polonia e Gran Bretagna, stavano viaggiando su un convoglio di tre auto nel nord di Gaza e sarebbero stati colpiti mentre lasciavano il magazzino di Deir al-Balah, dopo aver scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari. Il capo di Stato Maggiore delle forze israeliane, Herzl Halevi, ha assicurato al comandante del Centcom, Michael Kurilla, che “i più alti ranghi” delle forze armate di Tel Aviv indagheranno su quello che è stato definito un incidente.
    Secondo l’AD della WCK, Eric Gore, la sua squadra stava “viaggiando in una zona senza conflitto a bordo di due auto blindate marchiate con il logo WCK e di un altro veicolo”. Gore dichiarato che ciò che è accaduto “non è solo un attacco contro WCK, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. Questo è imperdonabile”. World Central Kitchen ha deciso di sospendere le attività nella Striscia, chiedendo a Tel Aviv di non continuare a “usare il cibo come arma”.
    Nel frattempo, il telefono dell’ufficio di Netanyahu è stato subissato di chiamate. Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha chiesto di fare luce sulle “piene responsabilità”, definendo l’incidente “del tutto inaccettabile”. Il collega spagnolo, Pedro Sanchez, ha detto di essere rimasto “inorridito” per l’accaduto. “Condanno l’attacco e sollecito un’indagine” ha scritto su X l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, secondo il quale la morte di questi sette operatori dimostra che “la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiede un cessate il fuoco immediato, un pieno accesso umanitario e una protezione rafforzata dei civili, deve essere immediatamente attuata”.
    Pechino è rimasta “scioccata” per l’attacco contro la ong: “Ci opponiamo a tutti gli atti che danneggiano i civili, colpiscono le strutture civili e violano il diritto internazionale” ha dichiarato il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Wang Wenbin. Sul fronte americano, la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha scritto gli Usa hanno “il cuore spezzato”, ribadendo che “gli operatori umanitari devono essere protetti mentre forniscono aiuti che sono disperatamente necessari”.

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