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    Nuove solitudini e nuove povertà. Quali proposte e significative risposte di speranza?

    Nuove solitudini e nuove povertà. Quali proposte e significative risposte di speranza?

    Si parla tanto delle nuove e diffuse povertà ma non si predispone un piano per contrastarle, eppure la povertà non è più un fatto marginale: famiglie, giovani, donne, diversamente abili e anziani.

    Quali proposte e significative risposte di speranza?

    Si è tenuto il 17 dicembre, sulla pagina face book di Piattaforma Milano, in webinar un convegno organizzato da Rosanna Favulli, Responsabile della Commissione Welfare, Terzo Settore e Politiche della Famiglia e Carmelo Ferraro, Presidente di Piattaforma Milano. Un incontro fortemente voluto che ha visto, oltre ad una massiccia partecipazione, la presenza di eccellenza della Società Civile (Carlo Settembrini Sparavieri Trabucchi, Capo Raggruppamento Lombardia – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, Dario Boggio Marzet, Presidente Banco Alimentare Lombardia), Universitaria (Giancarlo Rovati, docente sociologia Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) oltre a Cristina Rossello, Deputata e Stefano Bolognini, Assessore alle Politiche Sociali, Abitative e Disabilità Regione Lombardia.

    È emerso che non ci sono nuove povertà ma nuovi poveri, ad aggiungersi ai già conosciuti, una sensibilità ed una emergenza emersa per un video virale di persone in “coda” davanti al Pane Quotidiano. Ma cosa è la povertà? Non è facile fornire una definizione del concetto in forma semplicistica. La povertà è, senz’altro, la mancanza di qualcosa di importante, e, talvolta, di fondamentale nella vita di una donna e di un uomo, di un bambino e di un anziano, di un abile e di un diversamente abile, di una famiglia.

    A Milano, e in Lombardia, siamo di fronte ad un processo di impoverimento ma anche di differenze che colpiscono la parte più fragile della società aumentandone anche le distanze e le diseguaglianze già presenti. L’emergenza nasce dalle cose non fatte, dalle cose non prese nella giusta considerazione, lasciate nel silenzio e senza risposte. Assistiamo ad un cambiamento anche di “cultura” della povertà; una cultura della “polis” che vede gli strumenti del welfare non del tutto pronti ad affrontare questa emergenza.

    Dobbiamo, di conseguenza, avere una visione strutturale del problema in grado di immaginare politiche pubbliche per un diverso sviluppo sociale e non solo produttive, una serie di misure offerte in termini di contrasto alla povertà e alla solitudine, dell’assistenza agli anziani, della qualità della vita per i diversamente abili, della situazione occupazionale, dell’offerta sanitaria e dell’offerta educativa per l’infanzia.

    Le “politiche sociali” hanno sempre più bisogno di soggetti capaci di fare sintesi, di ascoltare, elaborare e proporre. Serve competenza se si vuole intervenire in modo efficiente ed efficace, sia tecnicamente sia politicamente. Diventa decisivo costruire un sistema resiliente, sussidiario e di prossimità. L’azione di welfare, difatti, non può più essere indifferenziata, uguale per tutti, ma ha bisogno di contrastare queste diversità e di rispondere adeguatamente ai reali bisogni delle persone; una “presa in carico” che preveda anche Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), perché i servizi sul territorio diventino performanti alle effettive esigenze del ben-essere.

    Alla povertà, alla disabilità, al genere, alla religione, alla razza… si aggiunge un altro genere di povertà, ed è la solitudine. La mancanza di relazioni sociali o di deboli relazioni famigliari o di relazioni parentali distanti amplifica questo tipo di “povertà”. Diventa necessario rispondere anche a questi bisogni, responsabilizzando le persone e motivandole attivamente; serve operare sul concetto di “presa in carico” non solo attraverso il fattore reddituale (una persona anziana ricca ma sola rimane una persona sola). Diventa quindi fondamentale il Terzo Settore e il privato sociale che possono innovare e trovare nuove forme di sussidiarietà.

    Gli enti del terzo settore sono strumenti di realizzazione di quella sussidiarietà orizzontale e verticale prevista esplicitamente dalla costituzione e sono parte molto attiva nel campo delle tematiche questa sera trattate. La Lombardia è in assoluto la regione con più soggetti e Milano è storicamente una città impegnata nel sociale, che vanta numerosi primati in questo settore, settore che a volte ha sostituito le istituzioni durante l’attuale pandemia.

    Il volontariato infatti è il collante di una città che altrimenti sarebbe smarrita e la politica deve comprendere a fondo il ruolo del Terzo Settore e di tutte le terze parti, attraverso una sinergia se ci si vuole impegnare nelle politiche di un welfare di contrasto delle nuove povertà ma anche di servizi socio assistenziali. Una “cabina regia” che monitorizzi e anticipi le esigenze che questa sera sono emerse. “Nuovi poveri” quindi, che si aggiungono ai “già poveri” e presentano bisogni che attendono risposte immediate di inclusione sociale per evitare che la mancata risposta al presente precluda possibili soluzioni future. È in questa ottica che le istituzioni devono trovare nuove strade e nuovi percorsi di dialogo e confronto. “Nessuno si salva da solo”, servono: alleanze, conoscersi, ascoltarsi e aiutarsi.

    Rosanna Favulli

    Responsabile Commissione Welfare, Terzo Settore e politiche della Famiglia

    Carmelo Ferraro,

    Presidente Piattaforma Milano

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