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    Ritorna la coltivazione della terra, una risorsa da non dimenticare

    Persone occupate in altri settori in difficoltà, riprendono la coltivazione dei terreni ereditati dai genitori, abbandonati da qualche tempo

     

    Marino Zamboni ha ereditato il mulino di papà Aldino, situato in via Poira 602 nel comune di Colorina.

    Oggi si recano al suo mulino parecchi lavoratori, a portare il mais da trasformare in farina, da diverse località. Si tratta in prevalenza di persone occupate in altre mansioni, commercianti, impiegati, operai, che per sopperire alle difficoltà degli ultimi tempi, hanno ripreso a coltivare i terreni, magari di proprietà dei genitori o dei nonni, abbandonati da tempo.

    Sono sempre più gli imprenditori che, a causa della crisi economica e pandemica, costretti alla cessazione della propria attività, dei ristori insufficienti, delle spese insostenibili, decidono di tirare definitivamente la saracinesca.

    Altri hanno riconvertito la propria attività, producendo materiali medici, svolgendo quindi nel frattempo un servizio utile alla collettività.

    Altri ancora, come Marino Zamboni, proprietario del mulino di Colorina, si sono dati alla coltivazione della terra.

     

    Negli ultimi 4 anni la produzione privata di mais è raddoppiata. Si è passati da circa 4 tonnellate a oltre 8 tonnellate per produrre farina.

    Tanti valtellinesi, a causa del peggioramento delle condizioni economiche, si sono messi a coltivare i campi di nonni e genitori che erano stati abbandonati. L’aumento della povertà non ha risparmiato la Valtellina.

    Marino Zamboni spiega che dal suo punto di vista, c’è un’inversione rispetto al passato:

    “Ritengo per una ragione di risparmio, ma pure di salute e benessere: si punta maggiormente su un’alimentazione naturale, genuina, fatta in casa. Anche io ho cominciato a coltivare i campi che, un tempo, erano prati, dove ho seminato il granoturco. Oggi raccolgo 20 quintali a stagione: macino il raccolto per produrre e vendere farina, quella per cucinare, ad esempio, delle squisite polente, come si facevano un tempo. Ho pure alcuni affezionati clienti celiaci e durante gli anni scolastici, prima del lockdown, diverse scolaresche vengono accompagnati dagli insegnanti a visitare il mio antico mulino che ha una sola macina in sasso. Speriamo possano tornare presto.”

     

    Andrea Curcio

     

     

     

     

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