Edilizia, per Ance previsto un calo del 7% nel 2024
Per la presidente di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, Federica Brancaccio, intervenuta a margine della presentazione a Roma del rapporto dell’Osservatorio congiunturale 2024, nel 2024 l’edilizia dovrebbe far segnare un calo del 7% rispetto a un anno fa.
“La stretta sugli incentivi fiscali sull’edilizia avrà un segno negativo molto forte nel 2024, bilanciato parzialmente da un più sugli investimenti in opere pubbliche, il Pnrr in particolare.Questo non riuscirà però a compensare, quindi noi prevediamo un calo di circa 7 punti nel 2024, ovviamente su tre anni eccezionali che ci sono stati. E’ un campanello d’allarme” ha dichiarato Brancaccio. “Per il 2025 si prevede di nuovo un aumento del settore edile, però dobbiamo giocarci bene il Pnrr”, ha sottolineato. E sul Pnrr, “si sono molto accorciati i tempi fra bandi aggiudicazioni e aperture di cantiere” e “il dato dei Comuni e della spesa sulle piccole medie opere è molto positivo”. Tuttavia “rileviamo rallentamenti forti nella fase di esecuzione, per le le solite criticità del nostro paese (autorizzazioni, intoppi e imprevisti. Bisogna intervenire lì, perché nei prossimi tre-quattro mesi si giocherà il futuro del Pnrr”.
Parole di perplessità anche sulle risorse stanziate dall’Esecutivo, che per la Presidente di Ance sarebbero troppo focalizzate nel lungo termine, in particolare per il ponte sullo Stretto di Messina: “Noi non vediamo una politica industriale con una visione a medio e lungo termine. Nella legge di bilancio, di tutte le risorse appostate fino al 2037, il 92% è assorbito dal ponte sullo Stretto. Noi non possiamo che essere d’accordo su un’infrastruttura così importante, che unisce il continente alla Sicilia. Ma finito il Pnrr, qual è la politica di settore, quale mercato ci aspetta?”. Ci si domanda perché le imprese non si aggregano, non crescono, non investono – ha proseguito Brancaccio -. È molto difficile per una piccola impresa investire senza avere una prospettiva. Oggi come oggi, vediamo che il 50% del mercato è fuori concorrenza, è in affidamenti senza gara, o a concessionari o sotto i 5 milioni di euro. Oggi questo problema lo avvertiamo poco, perché c’è un mercato ricco. Ma finito il Pnrr, il 50% residuo quanto renderà asfittico il mercato?”. “La crescita (delle dimensioni aziendali, n.d.r.) la vogliamo, ma le piccole imprese hanno una flessibilità che consente loro di resistere quando c’è la recessione – ha concluso la presidente -. Le imprese medie sono quelle che soffrono di più. Se ti sei strutturato, hai costi insostenibili e incomprimibili”.
Andrea Valsecchi